Progetto Unesco

Due tecniche diverse tra loro partecipano al Progetto di Candidatura del Merletto Italiano a Patrimonio Immateriale dell’Umanita’ dell’UNESCO. 

Si tratta del Merletto di Orvieto e dell’antico filet di Bolsena. 

L’antico filet di Bolsena

La rete filet nasce dalla rete dei pescatori, in territori affacciati sul mare o, come per Bolsena, sul lago.

La manualità e l’esperienza sono  molto importanti per avere un lavoro perfetto.

A Bolsena da tempo immemorabile si fa la rete, d’estate e nelle belle giornate di sole invernali si vedono sulla spiaggia pescatori che fanno le reti o che le riparano dopo una pesca abbondante. Negli anni cinquanta una merlettaia, Neve Zucchi, iniziò a produrre lavori  di filet lavorando sulla rete che i pescatori facevano; sono lavori ripresi da antichi disegni trovati nei documenti dell’antica scuola di ricamo degli anni trenta. Da questi primi lavori si è passati alle sperimentazioni con filo oro e fili colorati. Quando nel 1995  è iniziata Bolsena ricama, Neve Zucchi è entrata ad insegnare filet nella scuola e Daniela è la sua allieva.

Si esegue la rete di fondo usando un appoggio, un ferretto, un ago a due crune aperte, chiamato “modano”, per avvolgere il filo. Si inizia dalla prima maglia per poi continuare a ventaglio con quadratini di rete fermati da un nodo, con aumenti laterali. Quando la rete è sufficiente per il lavoro, si chiude e si blocca il filo.

La rete viene così montata su un telaio dove inizia la lavorazione, seguendo uno schema prescelto si ricama a punto tela, punto rammendo e punto spirito. I punti sono lenti e cadenzati, perché il lavoro non deve “tirare”, gli aghi usati per ricamare sono senza punta e abbastanza lunghi.

(Ricerca portata  avanti dall’Associazione Bolsena ricama per approfondire  le dinamiche storico, sociali e culturali della rete filet).

Fasi di esecuzione della tecnica del merletto Antico Filet Bolsena.

Merletto di Orvieto

Il Merletto di Orvieto nasce nel 1907 per opera della Contessina Maria Vittoria Faina Mayo.

Il padre, Eugenio Faina, Senatore del Regno d’Italia, al ritorno da un soggiorno in Irlanda porta alla figlia dei campioni di filato e dei modelli di Merletto. La giovane, molto sensibile ad idee filantropiche, intuisce le difficoltà delle donne, soprattutto tra le famiglie contadine del territorio e, seguendo l’esempio di altre nobildonne italiane impegnate nella creazione di scuole, trova nel merletto una possibilità di riscatto della condizione femminile.

Fonda insieme alla cugina Vittoria Danzetta ed altre aristocratiche orvietane un patronato per dar lavoro alle donne del popolo.

Modificando la tecnica del Merletto d’Irlanda e prendendo spunto dai cartigli  di Lorenzo Maitani, che ha disegnato i bassorilievi della facciata del Duomo di Orvieto intorno al 1320, nasce l’Ars Wetana creando magnifici merletti all’uncinetto che si sono imposti per la bellezza dei disegni e per l’eleganza della tecnica di lavorazione.

A seguito di alterne vicende, l’Ars Wetana chiude la propria attività nel 1978.

Nel 1995 l’Associazione “Bolsena ricama” riprende la lavorazione creando una scuola che si sta affermando in Italia e all’estero presentando, insieme ad altre espressioni del Merletto italiano, la candidatura del Merletto di Orvieto, a Patrimonio Immateriale dell’Umanità dell’UNESCO.

Fasi di esecuzione della tecnica del merletto di Orvieto.

Nel 2013 a seguito della presenza a Bolsena della scuola di Alençon che aveva già avuto nel 2010 la nomina a Patrimonio Immateriale dell’Umanita dell’UNESCO per il Merletto, si è tentata l’avventura di portare il merletto Italiano a Patrimonio UNESCO. 

Il percorso è ancora in atto: ci auguriamo che la risoluzione arrivi al più presto. 

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